DISCIMINAZIONI DI GENERE. Più donne ricercatrici ma le pubblicazioni sono appannaggio degli uomini
Donne discriminate anche nel campo della ricerca scientifica. Uno studio pubblicato su “Nature” da un team di ricercatori dell’Università di Montreal e dell’Università dell’Indiana ha esaminato la paternità delle revisioni di 5,4 milioni di pubblicazioni (tra il 2008 e il 2012) sottoposte al metodo della “peer-review”, ovvero la valutazione qualitativa basata sul giudizio tra pari (che serve a decidere la pubblicazione o il rifiuto di un articolo o di uno studio scientifico). Ebbene, il lavoro ha stabilito che «le donne all’interno dei gruppi o comitato di revisori che devono validare la qualità dei lavori scientifici o le richieste di finanziamento, sono gravemente sottorappresentate rispetto agli uomini, il rapporto è una a due, nel sistema dell’editoria accademica». Un divario anomalo che da a pugni con i numeri delle ricercatrici «perché – si legge ancora nello studio – le donne sono quantitativamente più numerose dei colleghi. I professori sono invece prevalentemente maschi – osserva lo studio – e così sarà anche la paternità e la citazione inserita negli articoli di revisione. Infatti, per ogni articolo di revisione firmato da una scienziata come primo autore, due sono siglati da colleghi uomini». I ricercatori hanno recuperato gli articoli scientifici pubblicati tra il 2008 e il 2012 dal “Web of Science database” e sono stati in grado di individuare il sesso per il 65,2% dei 27 mln di autori presi in esame nei 5,4 mln di articoli. «Per quanto riguarda i settori della ricerca - suggerisce il lavoro – i nostri risultati hanno confermato che le donne firmano più revisioni in alcune discipline come: l’infermieristica, l’istruzione e il sociale. Mentre le scienze militari, l’ingegneria, la matematica, l’informatica e l’economia restano appannaggio degli uomini».
Valerio Esca