DATAGATE. La talpa Snowden: “Ho vinto la mia sfida per un mondo migliore”
Edward Snowden ritiene di aver vinto. È soddisfatto del terremoto che ha causato con le sue rivelazioni sul programma di massiccia sorveglianza elettronica realizzato dalla National Security Agency, la Nsa. «Per me, in termini di soddisfazione personale, la missione è già compiuta», ha detto in una lunga intervista al Washington Post. «Io ho già vinto. Da quando i giornalisti sono stati in grado di scrivere, tutto ciò che ho tentato di fare si è concretizzato. Perché io non volevo cambiare la società. Io volevo dare la possibilità alla società di decidere se cambiare se stessa», ha affermato la cosiddetta talpa del Datagate nell’intervista, la prima da quando ad agosto ha ottenuto asilo temporaneo in Russia. Dopo aver distillato per mesi le sue rivelazioni e i segreti più custoditi degli 007 Usa, parlando a Mosca con Barton Gellman del Post delle accuse di tradimento che gli sono state rivolte, Snowden ha affermato che «il giuramento di fedeltà non è un giuramento di segretezza», ma «è un giuramento alla Costituzione». «Io non sto cercando di demolire la Nsa, io sto lavorando per migliorarla…Sto ancora oggi lavorando per la Nsa. Loro sono gli unici che non se ne sono accorti», ha detto. Sul suo futuro non ha detto nulla di particolare ma secondo informazioni di stampa, alcuni funzionari governativi hanno affermato che Snowden abbia fatto in modo che se venisse arrestato o se morisse in circostanze sospette, tutti i documenti segreti di cui è in possesso verrebbero automaticamente diffusi. Secondo il Post, si tratta di una ipotesi improbabile, visto che a questo punto chi aspirasse a conoscere tutti i suoi segreti potrebbe davvero volerlo morto e lui non è così sciocco da non capirlo. Lo stesso Snowden ha inviato una e-mail al giornale affermando che sarebbe una cosa da «suicidio» che «non ha senso».
Valerio Esca