MAL’ACQUA. La procura indaga sull’acqua di Napoli. Indagini su appalti al clan dei Casalesi
La procura di Napoli ha disposto l’acquisizione di una serie di atti nell’ambito di una inchiesta sulla potabilità dell’acqua. L’inchiesta, condotta dai pm della Dda Antonello Ardituro e Marco Del Gaudio è scaturita a quanto si appreso, da indagini su appalti assegnati, con i criteri della somma urgenza, a ditte sospettate di legami con il boss del clan dei Casalesi Michele Zagaria. Documenti sono stati acquisiti presso la Regione Campania, l’Arpac e le autorità militari statunitensi che negli anni scorsi disposero analisi sulla qualità dell’acqua in Campania, come riportato nei mesi scorsi in un servizio del settimanale «L’Espresso». Nell’inchiesta della procura partenopea non risultano al momento indagati. All’Arpac, gli inquirenti hanno chiesto i risultati degli esami idrici effettuati fra il 2009 e il 2013 per conto della Regione Campania. Al comando americano, sono stati acquisiti i dati di analisi riassunti nel dossier, pubblicato dall’Espresso, nell’inchiesta intitolata nel novembre scorso con il titolo di prima pagina “Bevi Napoli e poi muori” che scatenò roventi polemiche e la reazione indignata dell’amministrazione napoletana. Dopo quell’articolo del settimanale, l’Abc, l’azienda del Comune che gestisce le risorse idriche, replicò con durezza alle accuse ribadendo come le acqua di Napoli fossero tutte potabili e che gli americani hanno valori di valutazione del tutto differenti da quelli italiani. Da qui il sindaco de Magistris annunciò l’intenzione di chiedere al settimanale un miliardo di euro di danni e sembra che non abbia cambiato idea. Intanto l’inchiesta della Procura è appena agli inizi ed assume allo stato carattere conoscitivo, senza che siano state configurate ipotesi di reato. Intanto qualcosa si muove sperando che alla fine l’indagine della magistratura faccia chiarezza sulla vicenda.
Valerio Esca