MEDICINA. L’eterno dilemma dei test di ammissione
Non fosse già abbastanza difficile superare i test di ammissione alle facoltà di Medicina, a complicare la situazione ci si mette anche la politica, tra continui dietrofront e ripensamenti. “Quale novità?” penserà qualcuno, e intanto gli unici ad essere penalizzati sono proprio gli studenti. Altro che prepararsi ai quiz, per molti la prima cosa da capire è se i test ci saranno oppure no. Con il nuovo governo Renzi, infatti, è arrivato un nuovo ministro dell’Istruzione: Stefania Giannini. E proprio lei ha sollevato dei dubbi sull’utilità di mantenere il numero chiuso. Apriti cielo! Immediatamente il mondo accademico si è diviso tra detrattori e sostenitori della tesi ministeriale. Anche se a guardar bene la grande maggioranza dei prof non ha alcuna intenzione di rinunciare ai test, «perché, dicono, l’ingresso a Medicina è qualcosa deve essere conquistato». Giusto. Quello che lascia un po’ perplessi è il modo con il quale sino ad ora i ragazzi hanno “conquistato” un banco. E non parliamo dei tanti brogli denunciati nel corso degli anni, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa, ci riferiamo invece a crocette e pallini che hanno avuto da tempo un ruolo da protagonisti. Quasi che per diventare buoni medici l’unica dote richiesta fosse una memoria di ferro… Sì, che serva una selezione d’ingresso non c’è dubbio, la speranza è che non si finisca per lasciar fuori i migliori.
Raffaele Nespoli