L’ESTATE ITALIANA DEI CONCERTI: tra sorprese e polemiche Rolling Stones al Circo Massimo e Pino Daniele all’Arena di Verona i primi due super-eventi del 2014

Il week end appena passato ha portato con sé due ottime notizie in musica, capaci però di suscitare polemiche significative del rapporto tra il Belpaese e il suo patrimonio: la prima, da storia del rock, riguarda senza dubbio il concerto dei Rolling Stones a Roma. Gli Stones di Mick Jagger sbarcheranno nella capitale col “14 on fire” tour il prossimo 22 giugno per l’unica data italiana, che è anche una delle sole tre date europee fin qui confermate, col Pinkpop festival di Landgraaf, Paesi Bassi, prevista per il 7 giugno, e quella belga di Werchter, prevista per il 28 giugno. Il venue, vale a dire la sede del concerto, è il Circo Massimo, dai 60 ai 65 mila posti di capienza, dove gli Stones saranno preceduti dal live di John Mayer. Il ritorno dei Rolling Stones è stato annunciato lo scorso sabato 15 marzo dal sindaco di Roma Ignazio Marino, nell’ambito di una conferenza stampa convocata in Campidoglio nella quale il primo cittadino ha spiegato pure che il prezzo di accesso al concertone è fissato in 78 euro più i diritti di prevendita, vale a dire il più basso d’Europa: Marino ha risposto così ai molti che chiedevano di giustificare l’utilizzo di un tesoro del patrimonio archeologico (e di esporlo così a potenziali rischi) come location per un concerto rock non gratuito di quella portata. La vicenda ricorda da vicino quella della data di Bruce Springsteen nella piazza del Plebiscito di Napoli dello scorso maggio 2013, rispetto alla quale la Soprintendenza non mancò di mettere in luce gli ipotizzati danni dei decibel agli stucchi del Palazzo Reale, posto proprio di fronte al palco di Springsteen: la stessa Soprintendenza che ha già espresso parere negativo sull’operazione romana, come ci informa il britannico Thelegraph qui: http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/italy/10701776/Rolling-Stones-Rome-concert-could-damage-Circus-Maximus.html.

Cavalca ancora l’onda del trend “grande operazione live in gioiello archeologico” il concerto, previsto nella splendida Arena di Verona per il 1 settembre in unica data assoluta, di Pino Daniele, che riporta in scena il mitico “Nero a metà” del 1980, terzo album della carriera musicale della voce di Napoli, il disco-manifesto di “A me me piace ‘o blues” suonato, allora come la sera del prossimo 1 settembre, da James Senese (sax), Tony Cercola (bongos), Agostino Marangolo (batteria), Gigi De Rienzo (basso), Ernesto Vitolo (piano e tastiere) e Rosario Jermano (percussioni), con l’aggiunta di 50 elementi dell’Orchestra Sinfonica “Roma Sinfonietta” diretta dal M° Gianluca Podio, mentre sono stati anticipati ospiti speciali. Nel caso dell’Arena di Verona i veti della Sopritendenza si limitano alla dimensione estetica: si tratta di quelli che, lo scorso autunno 2013, indicarono il super palco di Ligabue come «palesemente in contrasto con le caratteristiche di decoro e con le esigenze di fruizione monumentale dell’edificio» e aggiungendo che, per questa via, le strutture sempre più fantasmagoriche del live turberebbero «la piena leggibilità» dei nostri monumenti. Obiezioni alle quali l’allora sindaco Flavio Tosi non trovò niente di meglio da contrapporre che l’argomento che quelli che vengono a vedere i concerti non cercano la “leggibilità dell’Arena”. Noi ci limitiamo a riflettere sul fatto che, se l’esperienza del concerto nasce da un presupposto di reale integrazione con l’identità del monumento, e allora il circolo virtuoso della “leggibilità” sorge e si alimenta da sé, senza troppi sforzi programmatici. E, da partenopei, siamo sicuri che l’immortale pagina di blues di “Nero a metà” saprà fare a meno di mega-strutture e lasciare che canti solo la musica in quello che è forse il posto col miglior suono del mondo.

Rosa Criscitiello