L’AFFASCINANTE JAZZ DI CHIARA ROSSO. Le contaminazioni sono un gioco da ragazze tra le note di “elemento H²O”
Chiara Rosso occhieggia dalla copertina del suo secondo album “elemento H²O” (Geco Records – Egea Music Distribuzioni, 2014), col bell’ovale mediterraneo che fa pensare ad un incrocio tra Giorgia Surina e l’intesa Luisa Ranieri; intorno a lei disegni naif che raccontano un immaginario bambino, appena un po’ lezioso, fatto di sirene e bohèmienne, elementi della natura ai quali somigliare e cieli, celtici o metropolitani, passati più che presenti, da interrogare. Originaria di Saluzzo, “patria” di quella storica etichetta di jazz e world music made in Italy che è Egea, Chiara Rosso, una laurea in Vocalità Afroamericana e Jazz presso il Conservatorio Ghedini di Cuneo e tanti approfondimenti negli spazi preziosi delle Clinics di Umbria Jazz, ha già pubblicato, nel 2007, “Libero arbitrio”, il suo primo lavoro inedito, l’album “etno-rock” autoprodotto nato dal sodalizio musicale con il chitarrista e compositore torinese Daniele Cuccotti, che si è espresso nel duo Hederix Plann. Tuttavia “elemento H2O” racconta di un esordio pieno e personale, che si snoda attraverso le 13 tracce del tutto concepite da Chiara e sviluppate con Enrico Fornione al pianoforte, Marco Allocco al violoncello, Francesco Bertone al contrabbasso e basso elettrico, Paolo Franciscone alla batteria, per gli arrangiamenti, eterei come la voce di Chiara e comunque pastosi, di Franco Oliviero, che ha messo pure tutti i fiati, compresi quelli etnici; infine, fondamentale la presenza di Riccardo Zegna e del suo pianoforte, tra i più belli in assoluto del jazz italiano, dal cui tocco “elemento H²O” è completamente orientato e che si affianca alla voce di Chiara come un co-protagonista, ad affrescare atmosfere magiche e senza tempo. Alla domanda sulla scelta del titolo, Chiara racconta: «perchè l’acqua è elemento di purificazione e ne sento il bisogno. In questo momento storico-sociale molto confuso e, per così dire, in decadenza, io sento il bisogno di tornare alla mia essenza, ricondurmi al mio essere, ritrovare la mia autenticità di persona, donna e musicista. L’acqua col suo fluire è emblema di femminilità, è pace, e rigenerazione. Dopo l’uragano, la quiete…». Ed è proprio questo senso di una natura “femmina”, con la quale restare in contatto con corpo ed anima, a pervadere la narrazione del disco, nell’ambito della quale alla consueta mitologia degli elementi, narrata in tracce come “Divenire”, “Niente stelle” e ancora “Rain” e “Acqua”, si affiancano tentativi di nuove mitologie in rosa, come quella che celebra gli archetipi dell’infanzia che si incarnano, ad esempio, nella nonna che canta la ninnananna dialettale “Dindalan” e regala eterno conforto. O ancora, quella della sessualità femminile, quando essa è diversamente potente, come nell’aneddoto, dal vago sapore deandreinano, sulla liason tra un bellissimo giovane e un’affascinante donna in età raccontato in “Adone”; oppure come nell’affresco, un po’ oleografico a dire la verità, di Parigi come luogo dell’anima. Alla domanda sui modelli vocali, invece, Chiara non ha dubbi: Ella Fitzgerald e Nina Simone sono i massimi sistemi, ma l’ispirazione viene pure dalle moderne interpreti del jazz, da Dianne Reeves a Cassandra Wilson. E non mancano le cantautrici americane ai limiti del folk e oltre, da Jony Mitchell ad Alanis Morissette e Sheryl Crow. E ancora, la canzone d’autore italiana e il tango di Piazzolla e poi il rock, quello selvaggio della “voce” chitarristica di Jimi Hendrix e quello elegante della voce umana di Sting, prima coi Police e poi da solo. Ed è soprattutto l’eleganza e la leggerezza che, del lavoro di Chiara, vi invitiamo al più presto a scoprire.
Rosa Criscitiello