QUINCY JONES SPARA A ZERO SUL NUOVO ALBUM DI MICHAEL JACKSON. Il produttore di Thriller parla di Xscape, il secondo disco postumo del Re del Pop
È uscito lo scorso 13 maggio 2014 Xscape, il secondo album postumo di Michael Jackson. A quattro anni di distanza dalla release di Michael, il primo disco postumo della star dell’Indiana morta lo scorso giugno 2009, Xscape propone i capolavori inediti di MJ abbozzati tra il 1983 e il 2002; l’operazione, capitanata da Timbaland e Jerome Harmon, si sviluppa inoltre nell’intento di offrire, agli stessi producer e ad altri tra i quali Darkchild, Stargate e J-Roc, la possibilità di rivisitare in chiave contemporanea gli otto brani di Jackson che compongono la tracklist: è il caso, ad esempio, di Love Never Felt So Good, il primo singolo di Xscape, che proviene da una session del 1983 con il cantautore Paul Anka; la nuova versione presenta Justin Timberlake e un disco-beat tutto moderno. Tuttavia, nella versione deluxe dell’album, accanto alla copia con le riletture secondo i suoni di oggi, dall’elettronica all’R&B, dall’hip hop alla dubstep, è possibile trovarne un’altra con le versioni originali dei brani. Una splendida notizia per i moltissimi che ancora piangono la scomparsa del Re del Pop, morto nel 2009 di sonniferi, errori medici e, più probabilmente, della immane pressione capace di esercitare lo show business a quei livelli. Però l’album non decolla in America, secondo, nella Top 200, al nuovo album dei Black Keys, Turn Blue e la L.A. Reid, etichetta che ha licenziato il disco, ci ha messo il carico da novanta pensando bene di presentare Xscape ai Billboard Music Awards con un ologramma del cantante pop che eseguiva una delle tracce del disco, Slave to the Rhythm: la performance è stata poi definita da Rolling Stone come “Worst Misuse of a Pop Icon”, “il peggior uso improprio di una icona pop” in assoluto. E tra le autorevoli voci contro Xscape c’è perfino quella di Quincy Jones, autore, arrangiatore e produttore leggendario (Miles Davis, Frank Sinatra, Dinah Washington, per dirne tre per i quali ha scritto, arrangiato, prodotto), che con Michael Jackson co- produsse album del calibro di Off the Wall, Thriller e Bad. Quincy sembra piccato nei confronti dei colleghi che hanno dato vita a Xcape quando, nell’ambito di una recente intervista a CBC Radio, risponde così alla domanda che gli chiedeva cosa avesse imparato dal lavoro con Jackson sui tre diversissimi capolavori firmati insieme: “quale lezione mi resterà del lavoro con Michael? Io non ho mai voluto cantare e ballare e non ho mai chiesto a Michael di fare o non fare questa cosa o quell’altra. Noi gli dicevamo soltanto quali canzoni avrebbe cantato. È questo che spetta fare ad un produttore, non altro”. E pare impossibile non cogliere la polemica contro la nuova generazione di super-producer, dallo stesso Timbaland a Jay-Z passando per Pharrell Williams, facitori di musica per se e per gli altri e nello stesso tempo popstar, richiestissimi e capaci, con la loro firma sul sound dei colleghi, di omologare l’ascolto pop globale. È successo pure con la musica di Michael in Xscape? Quincy non usa giri di parole: “cercano di fare soldi, li capisco”, per poi aggiungere contegnosamente che questo tipo di azione “non è più il mio business”. E se invece l’eredità dei suoni, trasversali e flessibilissimi, del Re del Pop risiedesse proprio nella possibilità di immaginare cosa MJ combinerebbe oggi, come fanno Timbaland e gli altri in Xscape? Agli Xcape-rs l’ardua sentenza.
Rosa Criscitiello