AMERICANA. Dodici scrittori americani raccontano Napoli e non solo
Da Cooper a Melville da Twain a James, e poi Dos Passos, Scott Fitzgerald, Faulkner, Capote, Steinbeck, Fante, Cheever e Vidal. “AmericaNa”(edizioni Intra moenia) di Pier Luigi Razzano è il racconto del viaggio di dodici scrittori statunitensi a Napoli e in altre note località della Campania: da Sorrento a Ischia, da Capri a Ravello. Stralci di romanzi, lettere e appunti dei più celebri autori americani raccontano sensazioni, emozioni legate alla scoperta di una terra, quella campana, per certi versi vicinissima a quella americana. L’autore, però, ci ha raccontato molto altro.
Come nasce l’idea di questo libro?
Dalla costante curiosità di scoprire i diversi punti di vista di chi ha visitato Napoli, farsi accompagnare dalla loro diversa visione. E accompagnare il lettore verso il loro viaggio, anzi, dodici viaggi.
Quale Napoli e quale Campania viene fuori dagli appunti, dalle lettere, dai ricordi di questi scrittori statunitensi?
Ogni luogo visitato e poi raccontato è anticipato da informazioni che loro hanno già acquisito. Sia da guide turistiche che altri resoconti di viaggio di autori che li hanno preceduti. Però sbarcando a Napoli, come fanno Fenimore Cooper o Melville, l’immagine pregressa sparisce, così anche tanti luoghi comuni. Hanno uno sguardo nuovo, vergine: l’esperienza diretta gli fa scoprire un mondo completamente diverso, inaspettato. Mark Twain pensava che per visitare Pompei dovesse scendere nel sottosuolo con una torcia, invece lo attende lo spettacolo di una vera e propria città sotto il cielo. Però l’elemento più importante è che ognuno di loro decide di viverla, poi di raccontarla. Il loro resoconto su Napoli e la Campania è sempre successivo, quando decidono di rifare il viaggio a bordo della memoria, rivivere Napoli di nuovo”.
Quale riflessione è la più appassionata e quale invece la più triste?
Appassionate tante. Quella sobria, potente di John Dos Passos, che a ventidue anni è sul fronte della Grande Guerra, ha qualche giorno di licenza, viaggia verso Napoli con i suoi amici e commilitoni, e scopre una quiete magnifica, inaspettata, bella. Napoli che ha la potenza di cancellare le immagini di morte della guerra. Oppure per Francis Scott Fitzgerald che passeggiando per le vie di Capri ha la sensazione di essere in un quadro di Rembrandt. Ci sono analisi critiche, scioccanti per un napoletano, come quando Twain, con il suo acceso anticlericalismo dice che il miracolo di San Gennaro è un’impostura. Oppure nel diario di Herman Melville, quando si legge: “A Posillipo non ho trovato la pausa del dolore che il nome esprime”. Ma sono casi in cui lo stato d’animo del viaggiatore si riflette sul paesaggio. Non c’è una visione sempre bella e distaccata. Guardano il luogo con le lenti della loro esperienza, della vita che in quel momento gli ha inferto colpi da cui è difficile riprendersi. E nonostante la bellezza del paesaggio, spesso non riescono a sottrarsi all’angoscia. Però Napoli, molte volte vince, ha un’improvvisa capacità terapeutica. Accade a John Cheever. Nei suoi diari si sente afflitto, “un uomo spezzato”. Napoli addirittura con la frenesia degli anni del boom economico gli sembra una cittadina anonima degli Stati Uniti impegnata a produrre. Poi gira l’angolo, vede il mare, ne resta stupito, è invaso dall’odore del mare, abbandona le sue fantasticherie angoscianti.
Napoli e la Campania appaiono talvolta luoghi vicinissimi agli Stati Uniti
Sia per Twain che Melville via Toledo ricorda la Broadway di New York. Frenesia, caos. Come accade a tutti i viaggiatori il senso di paragone con il luogo da cui si proviene è sempre immediato. Poi prevale l’identità, l’unicità.
Il libro contiene anche un caso limite quello legato a William Faulkner e al suo racconto, “A Napoli si divorzia”.
Lui nel 1925 era in viaggio in Europa, pensava di visitare anche Napoli, desiderava farlo. Sosta nel porto di Genova, il giorno dopo la tappa era Napoli, però accade che l’amico è coinvolto in una lite in un bar. Viene arrestato, il viaggio verso Napoli sfuma. Quell’esperienza Faulkner non la dimentica, e non dimentica il mancato viaggio a Napoli. E l’unica possibilità per sostituire l’occasione mancata gliela offre la letteratura.
Artisti, musicisti, attori, scrittori americani continuano ad essere attratti dalla Campania e dai suoi luoghi. Quale il segreto di questo immutabile fascino?
Il segreto è scoprire che tutto ciò che hanno saputo prima di viaggiare, prima di arrivare, è solo un luogo comune. Affascina questo: la possibilità di una scoperta nuova e totale.
Enrica Buongiorno