APOLIDI. Seicentomila fantasmi prigionieri in Europa
Dal punto di vista giuridico sono semplicemente “apolidi”, persone che nessuno stato riconosce come propri cittadini. Sono anime bloccate in un limbo, private di qualsiasi diritto o possibilità di tornare ad una vita normale. Più di 600.000 fantasmi solo in Europa, secondo le ultime stime; e il numero è certamente sottostimato. Il più delle volte si tratta di uomini e donne scappati dalla guerra, in fuga da una violenza che molti di noi possono solo cercare di immaginare. Alcuni li incontriamo ogni giorno: alla fermata della metro, sotto un porticato a chiedere elemosina o in strade abbandonate dove riescono a sistemarsi alla meglio. Altri invece non li vediamo neanche, veri e propri schiavi di organizzazioni criminali che sfruttano il lavoro in nero e la prostituzione. Ora però un piccolo spiraglio per queste persone si potrebbe anche aprire; in Europa 0iù di 50 organizzazioni della società civile rappresentate nella Rete europea sull’apolidia (European network on statelessness) hanno lanciato infatti una campagna per chiedere ai leader europei di ratificare la Convenzione Onu del 1954, quella che si occupa dello status degli apolidi. La speranza è di arrivare a trascinare queste povere anime fuori dall’oscurità del non aver appartenenza. Un concetto che per la maggior parte di noi è difficile da comprendere, con tutti i difetti del caso e le contraddizioni, il nostro paese ci garantisce infatti una serie di diritti che diamo per scontati. Diritti che, comunque la si pensi, ci offrono una libertà di fondo, la possibilità di costruire e di decidere della nostra vita. Una possibilità che troppe persone in Europa e nel mondo non hanno.
Raffaele Nespoli