ARCHIVIO SONORO DELLA CANZONE NAPOLETANA. Primo passo verso il rilancio?
Finalmente, dopo una lunghissima attesa ed un estenuante travaglio, scongiurate le voci che volevano il trasferimento dell’Archivio Sonoro della Canzone Napoletana verso Milano (dove in realtà è presente un punto di consultazione), mercoledì 23 marzo alle ore 11.30 è stato finalmente firmato il protocollo d’intesa ed è stata inaugurata la nuova sede dell’Archivio Sonoro della Canzone Napoletana nella Casina Pompeiana, in Villa Comunale a Napoli, a cui hanno preso parte tantissimi artisti della città. Tra loro, Peppe Barra, Angela Luce, Salvatore Palomba, Enzo Gragnaniello, Pietra Montecorvino, Gloriana e Pino Moris, Antonio Onorato e Lino Vairetti, Daniele Sanzone, Carlo Faiello, Lello Giulivo, Monica Sarnelli, Marco Zurzolo, e tantissimi altri.
Il protocollo è stato firmato tra RAI – Radiotelevisione Italiana, Comune di Napoli e Regione Campania, alla presenza del Sindaco di Napoli Luigi de Magistris, del Direttore del Centro RAI di Napoli Francesco Pinto, dell’Assessore regionale al Turismo Corrado Matera, del Direttore di RAI Radio Nicola Sinisi e dell’Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli Nino Daniele.
Un luogo di studio e di ricerca ma anche un attrattore turistico-culturale che amplia l’offerta del patrimonio artistico materiale e immateriale della città di Napoli. Dunque un luogo destinato a durare ed ampliarsi, visto che al momento sono presenti oltre 5.000 documenti sonori, fotografici e audiovisivi, ma che il materiale da preservare al tempo e ai rischi di perdite irreparabili e molto di più.
Questo tempio della memoria di cui essere orgogliosi è aperto al pubblico dalle 8.00 alle 18.00, espone rarità, raccolte, vari documenti audio e video di diversi autori e ha come mission quella di raccogliere, documentare, digitalizzare e mettere a disposizione del pubblico ogni riproduzione musicale del repertorio sonoro partenopeo. Da Enrico Caruso e Fernando De Lucia, dagli Almamegretta ai 99 Posse, da Gilda Mignonette a Nino Taranto e Maria Paris, da Sergio Bruni e Roberto Murolo a Renato Carosone e Mario Merola, da Peppino Di Capri e Pino Daniele a Nino D’Angelo, da Roberto De Simone e Enzo Avitabile.
Un passo importante, una ferma volontà di continuare a considerare la canzone napoletana un bene prezioso sul quale costruire un futuro, partendo dal glorioso passato, riprendendo velocemente sin da subito, l’opera di catalogazione dei materiali non ancora archiviati, attivando il sito internet quanto prima per una consultazione on-line preventiva prima di recarsi in loco e ponendo la lente sulla fruizione degli spazi destinati agli avventori, che siano turisti, scolaresche o locali.
Siamo contenti che questa amministrazione sia riuscita anche a fare questo regalo alla città e, allo stesso tempo, ottimisti, perché questo passaggio potrebbe essere l’anticamera per la realizzazione del Museo della Canzone Napoletana, che se fosse realizzato sarebbe come aprire una fabbrica di soldi a gettito continuo in città, con una fiumana di persone in fila per farvi visita. Le stesse che abbiamo visto all’apertura del Museo dei Girolamini, o quella continua che vediamo da sempre agli Uffizi di Firenze.
E’ chiara la volontà di una stragrande maggioranza della città di Napoli di volersi smarcare attraverso la sua identità, la sua arte e le sue eccellenze da un resto d’Italia istituzionale arrogante che il più delle volte, assalta, depreda e poi mistifica.