BEYONCÉ. La rivoluzione discografica è super sexy col nuovo album
Una intera settimana nell’etere, prima dell’arrivo negli store di musica su supporto fisico. Una settimana su I-Tunes per il debutto dell’omonimo “Beyoncé” nell’ambito della quale quello che è stato già ribattezzato il “visual album” (14 tracce audio e 17 clip) ha venduto poco più di un milione di copie, delle quali più della metà al mercato americano. “Beyoncé” rugge in ogni senso in questo dicembre 2013: rugge il marketing, che ha deciso di concedere al fido I-Tunes l’esclusiva del “botto”, facendo infuriare le altre piattaforme di vendita di contenuti online come Amazon, che hanno rifiutato di prendere in magazzino la quinta fatica della diva supersexy dell’R&B, infliggendo un colpo che è più che altro un colpetto agli impressionanti volumi di vendita natalizia raggiunti dalla piattaforma di quelli di Cupertino. Rugge il primo singolo-video XO (ma nel resto del mondo la diva è uscita prima con “Drunk in love”, un duetto con la dolce metà Jay-Z), nell’ambito del quale una torrida Beyoncè in bianco e nero, ricorda, in alcune inquadrature, una sorta di versione ultra-hot della Helena Christensen nel celebre video di Wicked Game di Chris Isaak. Rugge il team dei produttori, e, non c’è che dire, il 2013 è stato decisamente l’anno dei dischi corali: qui abbiamo, oltre al già citato Jay-Z, l’immancabile Pharrell Williams, il più discreto mago dei suoni Timbaland e ancora Detail, Jerome Harmon e Ryan Tedder. E rugge infine il post-femminismo della Knowles, a partire proprio dal brano di esordio del disco, che racconta i “Pretty hurts”, i “graziosi dolori” e le manipolazioni della chirurgia e dell’industria farmaceutica a cui le donne si piegano pure di continuare a seguire gli standard irreali di photoshop; e ancora, in “Fawless” la pantera nera si fa impegnata e campiona le parole di Chimamanda Ngozi Adichie, trentaseienne autrice nigeriana coetanea della diva (Beyoncé ne ha treantadue) che scrive in Africa per i diritti delle donne.
Rosa Criscitiello