BIOLOGI IN ALLARME. Stiamo mangiando tutti i pesci dell’oceano!
Gli oceani sono in crisi. Dopo il cambiamento climatico, la scomparsa della vita nell’oceano è probabilmente la più grande catastrofe ambientale del mondo. E, a differenza di gran parte delle nostre calamità globali, il drastico declino delle popolazioni delle specie marine non è legato a inquinamento, industrializzazione o sviluppo. Semplicemente, stiamo mangiando tutti i pesci. Le proposte di soluzioni sono sul tavolo da molti anni: più limiti per l’industria ittica, nuovi strumenti per regolamentare la pesca e campagne pubblicitarie per incoraggiare il consumo di pesce che proviene dalla pesca sostenibile. Purtroppo, niente di tutto questo ha effetti risolutivi; le politiche nazionali e internazionali per contribuire a sostenere la pesca non possono avere effetto se non coinvolgeranno attivamente la Cina. Ebbene si, pare che il nemico numero uno del disastro marino… sia proprio la Cina! Il “gigante asiatico” infatti è il più grande consumatore di pesce del mondo e spesso non rispetta le regole internazionali sulla pesca in mare aperto, i cinesi sono stati sorpresi a pescare illegalmente al largo delle coste di Giappone, Argentina, Guinea e molti altri paesi. Inoltre, la sua enorme classe media è sempre più affamata di specie ittiche catturate in ogni parte del mondo.
La FAO, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di cibo e agricoltura, dispone di dati sulla pesca mondiale che sono grossolani, per ammissione dei suoi stessi rappresentanti, ma anche i migliori che abbiamo. Secondo questi dati, gli Stati Uniti consumano circa 7,5 milioni di tonnellate di pesce all’anno. Il Giappone, che ha circa un terzo della popolazione degli Stati Uniti, ne consuma 7,3 milioni di tonnellate, il che sembra una quantità esagerata. Almeno fino a quando non si scopre che la Cina mangia 50 milioni di tonnellate di pesce all’anno. In altre parole, la Cina da sola consuma più proteine derivate dal pesce rispetto agli altri 10 maggiori consumatori messi insieme. L’appetito del paese è così forte che le statistiche della FAO sono divise in due categorie: quelle che riguardano il mondo e quelle che riguardano il mondo esclusa la Cina.
In definitiva, occorre uno sforzo congiunto tra Oriente e Occidente per salvare i nostri oceani, prima di tutto è necessario ammettere che le pratiche del passato semplicemente non possono più funzionare, in secondo luogo bisogna trovare il modo per far rispettare le regole e i trattati internazionali, infine, impostare un sistema di mercati più sostenibili a Est. Se così non dovesse essere, si potrebbe arrivare a decretare la fine della vita marina di moltissime specie!
Irene Saggiomo