CONFESSIONI DI UN IPOCRITA. Il giornalista Gennaro Di Biase alle prese con uno dei sentimenti più odiosi
Per un cronista la verità è tutto. Per uno scrittore conta solo la propria. Le confessioni di un ipocrita (Guida Editori), romanzo d’esordio del giornalista partenopeo Gennaro Di Biase, racconta la storia di un amore complicato. La riflessione, però, è profonda e riguarda l’ipocrisia ovvero la capacità di simulare (dal greco hypókrisis) buoni sentimenti, buone azioni. “L’ipocrisia è una cosa molto delicata”, dice l’autore che in appendice al romanzo traccia una Breve storia dell’ipocrisia, con diverse testimonianze: dai Vangeli alla Divina Commedia, dalle opere del filosofo René Girard a quelle di Daniel Pennac.
Come nasce questo libro?
Il libro, direi, ha due nascite. La prima risale a circa 7 anni fa. Durante gli studi universitari, a Bologna, mi capitò di scrivere un saggio sull’ipocrisia per una rivista di critica letteraria. Compresi allora quanto fosse decisiva l’ipocrisia: era un elemento fondatore della società occidentale, visto che gli Ipocriti erano quei sacerdoti dell’Antico Testamento, odiati da Cristo, che suggerirono la sua crocifissione. L’esclusione degli ipocriti era, cioè, necessaria all’affermazione del cristianesimo. Scoprii, studiandone le origini, che l’ipocrisia era l’alter ego, il genio nero del cristianesimo. Il saggio, però, allora non fu pubblicato, contrariamente ad altri lavori che invece furono accettati. L’ipocrisia è una cosa delicata. La seconda nascita del libro, cioè la scrittura del romanzo, per dirla alla Kafka, è un modo per esorcizzare me stesso e la vita. Ho scritto le Confessioni di un Ipocrita per il bisogno di comprendere quello che stavo vivendo e ciò di cui stavo scrivendo.
Gennaro, Eva e Vera sono i personaggi del romanzo. Cosa li lega e perché?
Eva, Vera e Gennaro formano un triangolo amoroso. Gennaro, ex di Eva, frequenta Vera. Poi, quando Eva torna da Parigi, comincia a frequentarle entrambe e vorrebbe che si incontrassero. Quando le due ragazze si incontrano, iniziano tra loro una storia d’amore da cui escludono Gennaro. Il finale non lo svelo. Ma di certo, li lega uno smarrimento del desiderio, che poi è la difficoltà che viviamo tutti nel far coincidere lo schema della coppia con il mondo in cui viviamo.
Cosa si intende per ipocrisia della società occidentale?
L’ipocrisia, per definizione, è il peccato di chi finge di non sapere qualcosa che invece gli è noto. Lo applichiamo tutti, in amore, nel lavoro, in famiglia, a seconda delle circostanze. A volte siamo ipocriti per interessi personali, altre volte lo siamo per mantenere un ordine sociale. Come ho già accennato, gli ipocriti, nei Vangeli, sono i capi della parte avversa a Cristo e ai suoi. L’ipocrisia, dunque, non era un peccato morale, come lo consideriamo noi oggi, ma una specie di ordine sacerdotale. L’ipocrisia ha un rapporto profondissimo con la religione occidentale. Abbiamo rimosso l’ipocrisia per creare la nostra società.
Romanzo o saggio? Come definisce questo libro?
Freud era un grande scrittore e Dante era un grande analista della coscienza. Non credo troppo in questa distinzione. Di sicuro, credo in una scrittura ibrida. Ho riscontrato nella vita, e cioè nel triangolo amoroso che si viene a creare tra i tre protagonisti della storia, un meccanismo analogo a quello che sta alla base della condanna degli ipocriti e del loro peccato.
In Confessioni di un ipocrita, cosa ha prevalso, il cronista o lo scrittore?
Entrambi, nella stessa percentuale. La scrittura del mondo che viene, spero, abolirà definitivamente la differenza tra mondo vero e mondo scritto.
Confessioni di un ipocrita
Gennaro Di Biase
Guida Editori
pp. 172
Euro 12