Fahrenheit 451. Libri di carta vs e-book nei lavori di Maya Pacifico
Pagine di libro bruciate e tagliate in innumerevoli piccole striscioline che si accumulano sulla superficie della tela e si muovono con l’ausilio del vento artificiale. E’ “Fahrenheit 451”, l’installazione site specific di Maya Pacifico “Mangiafoglia” (Via Carducci 32) di Stefano Civita che da spazio al gusto strizzando l’occhio all’arte contemporanea.
Dopo la mostra di Carla Viparelli, questa volta è l’estro creativo della Pacifico ad animare gli ambienti del ritrovo con una riflessione artistica sul valore dei libri come oggetto di culto nonostante l’imperversare degli e-book e dei tablet che, figli dell’era digitale, invitano, sì, alla lettura ma trascurano il piacere di sfogliare affascinanti pagina di carte. Realizzate con una tecnica elaborata dall’artista appositamente per questo progetto, le opere di Maya Pacifico occhieggiano al pubblico dalle pareti cui danno ritmo, forma e volume con le affascinanti immagini e superfici che di volta in volta assumono e che le diverse condizioni di luce, naturale e artificiale, gli donano nel corso della giornata.
“Il titolo di questo lavoro, – spiega l’artista in occasione dell’inaugurazione con l’architetto Fabrizio Mangoni, lo scrittore Lucio Rufolo e il patrono di “Mangiafoglia” Stefano Civita – s’ispira al romanzo di Ray Bradbury, da cui è stato tratto anche l’omonimo film con la regia di Truffaut ma, “Fahrheneit 451” è anche la temperatura che raggiunge la carta dei libri quando brucia”. Sia pure tagliati e bruciati, difatti, i fogli dei libri sono sempre carta ma si trasformano in qualcos’altro cui ciascuno può dare una identità: prati, campi di grano o quel che si vuole, “bruciare le pagine dei libri”, conclude Maya Pacifico, “attira l’attenzione sul libro come oggetto e ne inventa una nuova vita”.
Paola De Ciuceis