FINE DI UN AMORE. La playlist per accettarla stoicamente
La virtù dell’autocontrollo per raggiungere l’integrità morale anche quando, l’ormai ex, continua a palesarsi durante episodi inevitabilmente spiacevoli delle tue giornate (ad esempio comparendo d’improvviso nel selfie di una pseudo collega farcita al silicone) o per dire addio all’ennesimo tentativo fallito di relazione, conclusosi, puntualmente, allo scandire del terzo coito. Disperarsi dunque ma con classe, scegliendo la playlist giusta per lasciarsi andare ad un canto disumano senza ritrovarsi in patetiche e scontate crisi predepressive paragonabili ad un’interminabile fase premestruale.
The Strokes – What Ever happened
Parola d’ordine urlare. Julian Casablancas consente di farlo con dignità, narrando la storia della fine di un amore in cui la “poraccia” di turno viene scaricata da un inconfessato superuomo (raro esempio di maschio alfa che utilizza gli attributi, di cui è geneticamente dotato pur ignorandone spesso la funzione, per mettere in chiaro senza mezzi termini le sue intenzioni).
Creedence Clearwater Revival – Have you ever seen the rain?
Premessa: non tutti I titoli delle canzoni proposte contengono una domanda, è giusto un caso. C’è sempre il sole dopo la tempesta, ma godersi la pioggia che cade ha il suo perchè. Interiorizzare e razionalizzare la fine di un amore assaporandone la sofferenza con quella sottile vena di masochismo che caratterizza un po’ tutti i new single (naturalmente durante l’ascolto sono ben accette imprecazioni interiori e momenti di ebetismo con lo sguardo smarrito nel vuoto )
Sia – Chandelier
Benvenuti nella fase sbronza. It’s time to forget e dunque 1,2,3 drink fino a perdere qualsiasi parvenza di connessione con la realtà, con annesse figure pietose e postumi peggiori di quelli di un parto trigemellare.
The Black Keys – Little black submarine
Il tempo è scaduto ed i ricordi sono stati riposti nei meandri della mente. Nessuna speranza, non c’è più spazio per i ripensamenti o imbarazzanti riavvicinamenti “ I should’ve seen it glow but everybody knos that a broke heart is blind” (qui la chitarra elettrica aiuta a scaricare gli ultimi residui di rabbia meglio di una sequenza di shottini al gin).
Florence and the Machine – Dog days are over
La sublime atarassia, quando, qualsiasi cosa accada, puoi considerarti immune ad ogni squallida minaccia proveniente dal passato. Immortale come Highlinder ma più divertente. E’ tipo la trasformazione in Super Sayan di Vegeta ma la sensazione di onnipotenza è elevata al cubo. Finalmente i Dog days are over. (e qui cantare a squarciagola, fino a farsi sanguinare le corde vocali, è un imperativo categorico).
(ph. anglerz.com)
Chiara Amendola