FORCONI. L’uragano era solo un venticello
Attesa, e temuta, quasi come un uragano, la manifestazione romana dei forconi è stata più che altro un venticello. Una brezza percepita appena nelle strade della capitale. Volevano “prendersi la piazza”, “mandare tutti a casa”, ma evidentemente hanno dimenticato la cosa più importante: darsi appuntamento. E già, perché in Piazza del Popolo mercoledì sera, si sono ritrovati al più in tremila. Si fosse trattata di una processione di paese sarebbe stato un numero di tutto rispetto, ma per un movimento che da una settimana ha tenuto banco in talk show e salotti politici il risultato pare un po’ deludente. Un vuoto cosmico, anche nei contenuti. Unico punto all’ordine del giorno, gridati in stile ultras, «tutti a casa!», e ovviamente i tutti sono i politici e per casa non si intende esattamente quella dei Parioli. Idea neanche tanto originale, considerando gli “arrendetevi” di Grillo dei mesi scorsi e il desiderio di rottamazione con il quale Renzi ha conquistato la segreteria del Pd. Ma quello è già un altro mondo. In Piazza del Popolo del resto c’era “l’ala dura” dei forconi, gli irriducibili. Gli altri? Non sono riusciti ad arrivare. “Colpa dei treni in ritardo e dei guasti” a sentire il leader di Latina Danilo Calvani. Già, ci manca solo la classica “ho bucato una gomma” o “la sveglia non ha suonato” e siamo pronti per tornare a scuola. Ma finiamola. Basta con l’attesa dei forconi, dei vaffa day; basta coi Dudù e con i sorrisi a favore di camera. Testa bassa e lavorare, che magari riusciamo anche a rimetterlo in piedi il nostro Bel Paese.
Raffaele Nespoli