JOHN PEEL. Il suo compleanno e un paio di cose da sapere sulla storia del rock… assolutamente!
Lo scorso 30 agosto 2013 John Peel avrebbe compiuto 74 anni, se un infarto non se lo fosse portato via in Perù, il 25 ottobre 2004. Quello stesso giorno BBC Radio 1, frequenza miliare della storia del rock mondiale con le sue classifiche ed i live radiofonici, decise di far saltare l’intero palinsesto quotidiano e trasformarlo in un tribute day all’uomo ed allo speaker leggendario, in Radio 1 dal 1967, anno della fondazione del canale. Già, perché in 37 anni presso la stazione radio britannica, Peel non ha soltanto scritto la storia del giornalismo musicale mondiale, contribuendo a definire lo stile impeccabile, fatto di approfondimenti all’ennesima potenza, della British Broadcasting Corporation, ma ha determinato un nuovo genere di live, le Peel Sessions (tutte pubblicate sotto Strange Fruits), nell’ambito delle quali, e nello spazio di tre o quattro brani al massimo, le band più rappresentative di quarant’anni di storia del rock mondiale hanno offerto letture del tutto inedite dei loro repertori, stimolate dal genio enciclopedico di Peel. Per esempio i Pink Floyd, apparsi per la prima volta nel programma Top Gear, il primo condotto da Peel per Radio 1, suonando brani dal debut album The Piper At The Gates Of Dawn; oppure ancora The Smiths, per conto dei quali lo storico chitarrista Johnny Marr dichiarò che la band doveva un’ottima porzione del loro successo proprio alla Peel Session, che è poi divenuta uno strepitoso album nel 1988.E ancora Nirvana, Pj Harvey, White Stripes, e gli amati Undertones, autori dell’epitaffio di Peel (dal brano Teenage Kicks, 1978): “teenage dreams, so hard to beat”. Forever young, avrebbe cantato qualcun altro.
Rosa Criscitiello