NAPOLI, AVVIO NEGATIVO E FLOP DI MERCATO. Le spine di Sarri e De Laurentiis all’inizio di una stagione difficile

Una sconfitta (a Sassuolo) e un pareggio (in casa con la Sampdoria) nelle prime due giornate di campionato, un mercato a dir poco grottesco, con la tragicomica vicenda di Soriano e Zuniga, venduti e scambiati solo fino a quando ci si era accorti che il tempo necessario per l’operazione era scaduto! Il ritorno di Reina, la squadra affidata a Maurizio Sarri e un’infinità di dubbi sulla difesa, il centrocampo e l’attacco. Il Napoli si presenta così all’avvio di campionato, con il calciomercato chiuso e le speranze di lottare per i vertici ridotte ad un mero esercizio retorico.

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Nell’estate con l’avvio di torneo più pazzo degli ultimi 20 anni, con la Juventus che perde le prime due partite (non le era mai successo) e un quintetto di testa composto da Sassuolo, Chievo Verona, Torino, Inter e Palermo, gli azzurri sembrano già in crisi d’identità e i tifosi dimostrano con i soli 4mila abbonati che la fiducia nei confronti del presidente De Laurentiis è ridotta al lumicino. Il mancato acquisto di rinforzi pure invocati da Sarri a centrocampo e la scarsa qualità della difesa (la stessa dello scorso anno), non fanno ben sperare. La sosta di campionato consentirà alla truppa partenopea di serrare le fila, magari all’allenatore toscano di rivedere le immagini delle prime due partite e convincersi che il gioco così espresso, le posizioni di alcuni (Hamsik a fare il mediano e Callejon la seconda punta stretto vicino a Higuain) sono da cambiare subito. E magari a convincersi che con il materiale umano a disposizione l’unica ipotesi praticabile è costruire un Napoli a trazione anteriore (come immaginato a Benitez) che con la forza del suo reparto d’attacco possa sublimare le carenze difensive e di centrocampo. Ma anche che si ricordi del carattere non proprio accomodante dei calciatori che non amano normalmente i rimproveri, in special modo se pubblici, ed eviti di sottolineare come uno dei suoi centrali difensivi si sia fatto “sedere col culo per terra” da un avversario. O ancora che non pensi di insegnare a gente che ha militato nelle suo nazionali o nel Real Madrid come si tocca il pallone o come si effettua un passaggio. Insomma anche per l’allenatore nato per caso a Napoli quello di quest’anno è un esame importante, forse troppo. E il patrimonio di calciatori che gli è stato messo a disposizione non lo aiuta.

 

Pier Paolo Petino
Mi emoziona l'impresa sportiva, l'uomo che supera i propri limiti e vince. Lo sport come metafora della vita, raccontarlo è la mia passione.

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