OSPITI A NERO
I carabinieri e gli ufficiali dell’ispettorato del lavoro hanno ritenuto che gli amici di un certo signor Battista fossero suoi dipendenti non dichiarati, perché colti a mietere i grappoli d’uva nelle sue vigne.
Ormai occorre fare attenzione agli ospiti. Se dopo un pranzo domenicale o una cena serale, gli invitati aiutano i padroni di casa a sparecchiare la tavola o addirittura a lavare i piatti, c’è il rischio di essere multati dall’ispettorato del lavoro. E le somme da pagare sono anche molto salate. L’ospite deve essere sacro, nel senso che non deve affaticarsi in vicende umane molteplici che lo costringano a sembrare un dipendente. Ancor di più varrà il detto che dopo tre giorni puzza, perché non potendo nemmeno dare una mano nelle faccende domestiche, molto più agevolmente guadagnerà il desiderio di libertà degli ospitanti.
In provincia di Cuneo, pochi giorni fa, il proprietario di un podere coltivato a vigne stava compiendo la vendemmia con un gruppo di quattro amici, che i carabinieri e gli ispettori hanno ritenuto essere invece lavoratori a nero. Cosicché il pensionato sessantatreenne Battista si é visto spiccare una sanzione di 19.500 euro.
Se le forze dell’ordine considerassero camerieri dell’economia sommersa tutti gli ospiti generosamente servizievoli durante una festa, si correrebbero rischi patrimoniali memorabili. E che dire degli invitati in barca facilmente accusabili d’essere marinai a nero? E se una gentildonna venisse cortesemente aiutata da un corteggiatore a trasportare il trolley in stazione o all’aeroporto, sarebbe fin troppo facile scorgere un’ipotesi di facchinaggio abusivo. Per non parlare del disvelamento dei malcelati rapporti di lavoro come autista alle dipendenze di chi usualmente accetta un passaggio in macchina da amici, conoscenti o parenti.
Nel paese dove il fenomeno del Caporalato è ritornato dalle quinte di un passato nemmeno troppo lontano, si preferisce sempre sparare sui casi paradossali senza prendere il toro per le corna. L’evasione dalla contribuzione sul lavoro è un male endemico dell’Italia ed espone chi la pratica alla colpa dello sfruttamento ingiustificato dei prestatori d’opera manuale o intellettuale. Tuttavia é pur vero che la pressione fiscale e contributiva stritolano molte imprese in una morsa soffocante. Ciò non giustifica in alcun modo violazione degli obblighi posti a carico delle imprese stesse e a tutela dei lavoratori e della collettività, ma pone in risalto un problema: dove un regime é a maglie troppo strette, si tende a scavalcarne i vincoli semplicemente non rispettandoli.
Ecco perché negli anni scorsi (e nuovamente oggi) si parla di Cuneo Fiscale per indicare il costo del lavoro da ridurre in modo che si generino nuove risorse da investire nel ciclo produttivo. Non sarà stato un caso che il signor Battista (multato per la vendemmia con gli amici) fosse della provincia di Cuneo. D’altra parte la dice lunga che si tratti della città dove Totó soleva ricordare d’aver fatto tre anni di militare…