RECESS È IL PRIMO ALBUM DI SKRILLEX. Il ritmo tosto e funky della giovanissima superstar americana della brostep
Mi sono artisticamente innamorata del giovane losangelino Sonny Moore, in arte Skrillex, con l’ascolto dell’ep “Scary Monsters and Nice Spirits”, il terzo firmato con lo strano avatar nel quale i suoi coetanei, nati sul web, hanno individuato prima una web star del tutto underground, poi un dj superstar multimilionario e nella posizione di centellinare le proprie collaborazioni (ha detto però si nientemeno che ai Doors per Breakn’ A Sweat, interessante omaggio ultra-tosto ad un monumento rock e, in particolare, al piano Rhodes di Ray Manzarek: l’ep, in quel caso, era Bangarang del 2012). Me ne sono innamorata, dicevo, perché mi sono sempre piaciuti i freak, i nerd, “gli spiriti graziosi dentro mostri spaventosi” (e chissà che non fosse autobiografico il titolo del giovane Moore che mi piace tanto), che sembrano sempre altrove e di certo lo sono; e soprattutto perché Skrillex mi ha fatto pensare da subito ad una specie di novello John Connor, l’adolescente nato nella Città degli Angeli per sfidare Schwarzenegger in “Terminator I”: il giovane Edward Furlong, che interpretava Connor nel primo film della saga, non portava gli occhialoni come il nostro e aveva i capelli a posto (mentre Skrillex porta il leggendario taglio rasato su un lato che è stato oggetto di migliaia di gag e milioni di emulazioni), ma girava indifeso e determinato per una immensa e minacciosa Los Angeles del futuro, con la camicia a scacchi e lo zainetto, sempre a bordo della sua BMX. Come il giovane Connor, Skrillex è il nerd alla conquista il mondo, che riscrive le regole del dubstep, il genere musicale a 140 battiti al minuto che ha dato i natali musicali al giovane Moore: oggi lui stesso definisce la sua musica “brostep”, che è una contrazione tra la parola “step” (passo, battito, per l’appunto) e la locuzione inglese “bro out”, che ha il senso di “star bene coi propri fratelli”. La musica di Skrillex nasce dunque per essere più ballabile e melodica dell’originale dubstep, i cui suoni sono più fondi e ossessivi: Moore definisce chiaramente la sua posizione in merito con “All is fair in love and brostep”, tutto è lecito in amore e nel brostep, titolo della prima traccia del primo vero album di Skrillex, “Recess”, uscito la scorsa settimana è già studiato, adorato, osteggiato come un oggetto di culto. Ed è infatti proprio questa la filosofia musicale di Skrillex, arrivata a completa (e intelligentemente trasversale!) maturazione con “Recess”, che è il primo lavoro entro il quale il giovane produttore ha lavorato strutturalmente per se stesso, permettendoci di esaminare la sua musica oltre la cortina delle collaborazioni super (anti)vip e dell’appeal del personaggio. Undici tracce che prevedono qualche collaborazione, ma non moltissime: interessante quella con il giovanissimo produce di origine latina Alvin Risk, vero nome Marcio Alvarado; a tal proposito, anche Skrillex ha origini latine, ma è figlio adottivo della famiglia Moore e ha conosciuto la madre naturale Alejandra già adolescente. Oppure quella con la spettacolare voce di Chance The Rapper, che canta per il nostro in “Coast is clear”. Squarepusher e Aphex Twin, soprattutto quelli dei lavori degli anni Novanta, sono tra i modelli citati più spesso da Skrillex; ma non mancano il funky, l’R&B, il raggamuffin a rendere caldo un disco che porta la musica di Sonny Moore fuori dal rave, per declinarla sulle piste da ballo più diverse. Ci vediamo l’11 luglio al Castello Scaligero di Villafranca di Verona per l’unica data italiana di Skrillex: io ci sarò, e proverò a mimetizzarmi tra i giovanissimi scary monsters.
Rosa Criscitiello