SPOUSAL HIRES. Gli americani lo fanno meglio
Gli americani lo fanno meglio… Ma, si tranquillizzino gli italici seduttori, parliamo in questo caso di assunzioni accademiche. In particolare di quelle che vengono definite «Spousal hires», ovvero assunzioni dei coniugi. La notizia arriva dal sito del Corriere della Sera dove si legge: «…se un dipartimento vuole assicurarsi “un vero asso” attirandolo da un’altra città deve infatti fare i conti anche con le sue esigenze familiari. Ma nessuno si lamenta? Certo che la gente si lamenta, vedendosi magari passare davanti qualcuno piovuto dal cielo, ma nessuno grida allo scandalo. Perché innanzitutto il coniuge assunto non è comunque un incompetente (e se per caso si rivelasse tale verrebbe licenziato senza tanti complimenti) ma spesso una persona con un curriculum di tutto rispetto». Insomma, una differenza solo apparentemente formale rispetto alla nostra abitudine di far assumere mogli e figli. Ed è bene sottolineare «apparentemente». Già, perché con la scusa del «non si fa», in Italia siamo sempre pronti a vietare e nascondere, con il solo effetto di negare e deregolamentare l’evidenza. Di fatto, in moltissime università nostrane, si assiste ad una vergognosa ripetizione e concatenazione di cognomi, la cosiddetta casta. Tanto che alcune piante organiche assomigliano più che altro ad alberi genealogici. Ma è bene che nessuno ne parli. Non è meglio allora portare tutto alla luce. Permettere alle grandi menti di “favorire” l’assunzione di un coniuge, se di buon livello? Sempre meglio che trovarsi con professori e professoresse piovuti dal cielo, gente che in alcuni casi farebbe meglio a tornare trai banchi, anziché sedere in cattedra.
Raffaele Nespoli