TWITTER “SVENDE” I DATI DEI CLIENTI. Business da 50milioni di dollari
La notizia fa il giro del mondo, parte da New York, rimbalza sulla cordigliera delle Ande e deflagra nel salotto di casa nostra. Il contenuto dei documenti per l’Ipo reso noto martedì scorso ha svelato la nuova frontiera del business di Twitter: in un anno – scrive il Wsj – ha infatti guadagnato 47,5 milioni di dollari vendendo i dati dei suoi utenti a società di analisi. Anche se le entrate provenienti da questo settore se paragonate a quelle delle pubblicità sono ancora molto basse, questo business sta diventando contagioso. I commenti degli oltre 500 milioni di iscritti durante le dirette di programmi e grandi eventi sta creando un enorme ecosistema, utile come strumento per comprendere gli andamenti dei programmi ai produttori, a Hollywood, ai maggiori inserzionisti e anche a diversi hedge fund. «L’impatto economico di Twitter è molto più grande di qualsiasi altra cosa sia stato inserito all’interno dei documenti dell’Ipo», ha detto al Wall Street Journal, Rob Bailey, amministratore delegato di Data Sift, una società che analizza dati provenienti dai social media. Per chi non lo sapesse l’Ipo (dall’inglese Initial Public Offering) è un’offerta al pubblico dei titoli di una società che intende quotarsi per la prima volta su un mercato regolamentato. In sostanza chi sta per entrare ed essere quotato in borsa. Un sistema che con il passare degli anni sta diventando sempre più grande: le Nazioni Unite usano algoritmi derivati da Twitter per definire con precisione i punti caldi del mondo in cui c’è fermento politico. Gli uffici delle risorse umane analizzano i dati per valutare i candidati per un lavoro. E anche grandi diretti rivali di Twitter, come Facebook, stanno cercando di entrare nel business.
Valerio Esca