WELFARE. Quello che gli italiani chiedono
Per valutare la qualità di vita di un Paese uno dei primi indicatori che si considera è welfare. Una parola che tradotta letteralmente ha già un significato molto esplicito: “benessere”. Già, il benessere. A guardarsi intorno viene da domandarsi quale sia il livello di “benessere” dei cittadini in Italia. La domanda iniziava già a farsi strada nel passeggiare per le vie del centro, stracolme di persone costrette a mendicare per un pasto caldo, o a rifugiarsi all’ingresso delle banche per non essere costrette a dormire all’addiaccio. Qual è il benessere di queste persone? Viene da chiederselo perché alla fine il messaggio che passa è che si tratta di clochard, che fa più chic che chiamarli barboni, e dunque non sono proprio cittadini. Sono qualcosa in meno. Basta riuscire a procurare loro una coperta e magari un pasto al mese e le istituzioni stanno apposto. Viene da chiedersi quale sia il livello del welfare in Italia soprattutto ora che la lunga mano della politica sta cercando di tagliare su tutto, anzi, su tutto ciò che non è superfluo. Non saranno sfuggite ai più attenti le paginate che i principali quotidiani hanno dedicato al tema dei tagli alle politiche sociali, paventati, legati alla legge di stabilità. Così, mentre politici ben vestiti continuano a riempire i talk show, e a riempirsi la bocca parlando di “quello che vogliono gli italiani”, “quello che pensano gli italiani” o magari di “quello che chiede il popolo”, viene da pensare che questi signori abbiano perso il contatto con gli italiani, con il popolo, che poi avrebbe anche conquistato il diritto di assurgere al rango di cittadini. Forse, gli italiani, vorrebbero solo meno chiacchiere e più fatti, vorrebbero poter contare su uno Stato capace sì di prendere, ma anche di offrire loro, in caso di necessità, un sostegno dignitoso.
Raffaele Nespoli